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Perdita record di ozono
Roma, 5 apr. (Adnkronos)- Scoperto dal satellite Envisat dell'Esa un aumento record del buco dell'ozono sull'Artico. L'osservazione della "perdita record di ozono", riferisce l'Esa, è stata registrata a marzo dal grande satellite di Osservazione della Terra dell'Agenzia Spaziale Europea.
A provocare il fenomeno, spiega l'Esa, "sono stati venti molto forti del tutto inusuali, noti con il nome di vortice polare, che hanno isolato la massa atmosferica sul Polo Nord" e che hanno prodotto basse temperature. A causa della luce solare, prosegue l'Esa, la massa d'aria fredda a marzo ha liberato gas ozono-distruttivi, atomi di cloro e bromo, originati da clorofluorocarburi (Cfc).
Questi venti insolitamente forti, noti come vortice polare, "hanno isolato la massa atmosferica sul Polo Nord, impedendole di mischiarsi con l'aria alle medie latitudini e generando, così, temperature molto basse" spiega ancora l'Esa, aggiungendo che "durante il mese di marzo questa massa d'aria fredda, colpita dalla luce del sole, ha rilasciato, soprattutto nella parte più bassa della stratosfera, a circa 20 km dalla superficie, atomi di cloro e bromo, prodotti dei clorofluorocarburi (Cfc), che distruggono l'ozono".
"Lo strato atmosferico di ozono -prosegue l'Agenzia Spaziale Europea- si trova a circa 25 km di altitudine e agisce da filtro solare, proteggendo gli organismi viventi sulla Terra dai nocivi raggi ultravioletti, che possono essere dannosi per la vita marina e aumentare il rischio di cancro della pelle". Le temperature stratosferiche nell'Artico mostrano forti variazioni da inverno a inverno. L'ultima volta che si sono registrate temperature stratosferiche insolitamente basse sul Polo Nord è stato nel 1997. "I ricercatori -riferisce l'Esa- stanno tentando di capire perché in questi due anni gli inverni artici siano stati così rigidi e se questi eventi, apparentemente casuali, siano invece statisticamente correlati al cambiamento climatico globale".
"Le misurazioni effettuate dagli strumenti Sciamachy, Mipas e Gomos a bordo di Envisat -afferma Mark Weber dell'Università di Brema- stanno fornendo informazioni uniche sull'ozono, che aiuteranno i ricercatori a separare cambiamenti chimici e dinamici e ad identificare l'influenza del cambiamento climatico sulla stratosfera". "E' perciò essenziale che questi strumenti continuino ad effettuare tali misurazioni il più a lungo possibile" conclude lo scienziato.
Articolo tratto da MeteoNetwork Lazio