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Per oltre un secolo, gli scienziati hanno esaminato le forme dei cicli delle macchie solari per riuscire a carpire qualche indizio utile per prevedere il successivo.
Fondamentalmente sappiano che 11 anni è la durata media di un ciclo, ma alcuni sono solo di 9 anni, mentre altri possono arrivare fino a 14. Il numero di macchie durante l’anno in cui c’è il massimo può variare da 50 a 260 macchie. Questo e altre regole statistiche, hanno contribuito a creare molti schemi predittivi che, generalmente, non riescono comunque a prevedere con accuratezza il ciclo successivo.
Prima dell’attuale ciclo che corre dal 2008 al 2019, l’astronomo della NASA Dean Pesnell aveva raccolto 105 predizioni sul ciclo 24, ottenendo una media predittiva di 106 +/- 31 macchie per l’anno di massimo. Il numero reale fu 116, non molto lontano dal reale.
La maggior parte delle predizioni sono basate sull’estrapolazione di pattern statistici di vecchi dati. Quello che vogliamo veramente, invece, è una previsione basata sulla fisica reale della formazione delle macchie solari. Il più promettente modello oggi esistente si chiama Flux Transport Dynamo Model ed è basato sulla dinamica dei campi magnetici sotto e sulla superficie del sole.
Il campo magnetico solare è molto più fluido del campo magnetico di una barretta di magnetite. E grazie allo splendido lavoro fatto dagli eliosismologi usando il satellite SOHO ed il programma a terra GONG, siamo in grado di vedere sotto la turbolenta superficie del sole. Vi sono immensi fiumi di plasma, più larghi di dozzine di Terre, che inviluppano il sole da est a ovest. Ma c’è anche un flusso complesso che attraversa il sole dall’equatore ai poli. Il flusso lungo i meridiani è causato da enormi celle convettive sotto la superficie solare e funziona come un nastro trasportatore per il campo magnetico superficiale su ciascun emisfero (si veda la figura sotto). Il modello fisico, su cui qui non entriamo in dettaglio, suggerisce che il ciclo 25 continuerà il trend di decrescita, ormai in atto da tre cicli solari, e sarà anche più debole del ciclo 24, con un numero di macchie ben al di sotto di 100.
Tornando alla statistica, l’attuale ciclo 24 dovrebbe chiudersi circa 11 anni dopo il precedente minimo toccato nel gennaio 2008, ovvero in qualche momento del 2019. Abbiamo iniziato ad attraversare il periodo di minimo in questo 2016, visto che a febbraio e giugno abbiamo avuto giorni senza macchie ed il numero di giorni senza macchie continuerà ad aumentare fino ad arrivare alla fine del 2018. Ad un certo punto, a 2019 inoltrato, cominceranno ad apparire le macchie del ciclo 25 che culmineranno nel 2024 con un numero che la maggior parte delle previsioni fissa a malapena alla metà del massimo del ciclo 24.
La cattiva notizia è che alcuni studi mostrano come la forza dei campi magnetici solari è andata scemando dal 2000 ad oggi ed è già molto vicina al limite per sostenere l’apparire delle macchie. Questo è anche stato supportato da lavori indipendenti apparsi su Nature nel 2015. Per il ciclo 25 o 26, il campo magnetico potrebbe essere troppo debole per formare macchie in superficie, ponendo fine al fenomeno del ciclo degli 11 anni e innescando un’altra fase tipo minimo di Maunder che potrebbe durare fino al 2100. D’altra parte, nessuna delle attuali previsioni sembra ancora suggerire un ciclo 25 completamente privo di macchie.
Se siete cacciatori di aurore, gli anni 2022-2027 saranno i migliori per andare a cercarle!