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Meteo e non solo a Rocca Priora e Castelli Romani
La regione NINO3.4 delimitata dalle coordinate 5S-5N e 170W-120W è quella più usata da tutti gli uffici meteorologici mondiali per definire quando si è in fase El Nino.
Secondo le ultime misure satellitari le anomalie di temperatura in quella regione sono finalmente crollate sotto i +0,5°C che è la soglia tra fase El Nino e fase neutra, ovvero quella fase “normale” per l’Oceano Pacifico in cui nessun evento El Nino o La Nina ha luogo.
La figura seguente rappresenta l’anomalia di temperatura superficiale nella zona NINO3.4 secondo i dati raccolti e elaborati dal NOAA. L’anomalia è calcolata rispetto al trentennio di riferimento 1981-2010, con risoluzione settimanale a partire da maggio 1991:
Segue l’evoluzione comparata delle temperature nella zona NINO3.4 tra l’andamento di El Nino del 1997/98 e quello attuale che, come si può notare, è partito ad un livello più elevato di anomalia, essendoci già le condizioni per un El Nino dall’anno precedente:
La situazione attuale sulla mappa è la seguente:
notare come siamo proprio nel momento di transizione tra El Nino e La Nina, con un Oceano Pacifico generalmente caldo ma con una sottile striscia equatoriale già negativa e destinata ad allargarsi.
E’ molto interessante osservare la stessa mappa riferita allo stesso giorno dell’anno ma al 1998, dopo l’altro grande evento El Nino:
Si nota come quest’anno gli oceani sono generalmente più caldi, ci sono 0,07°C in più rispetto al 1998, ma la progressione verso il freddo del Pacifico Centrale sembra avanzare molto più rapidamente ed il divario è previsto in azzeramento.
Al momento sono presenti due grosse aree fredde negli oceani, una nel Nord Pacifico e l’altra tra il Sud America e l’Antartico, aree con anomalie molto più marcate di qualunque anomalia presente nel 1998, tanto che il Blob caldo del nord pacifico sembra ormai scomparso. Permane anche l’anomalia negativa nel Nord Atlantico tra Canada e Europa.
Quella piccola striscia fredda nel Pacifico equatoriale è solo la punta dell’iceberg di quello che sta per emergere come è ben messo in evidenza dall’evoluzione, negli ultimi quattro mesi, dei grafici delle temperature subacquee equatoriali: