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Un nuovo studio ha chiarito alcuni dettagli sulla formazione del trascorso El Nino, uno dei più forti nella recente storia. Il nuovo studio ha scoperto che i venti orientali hanno bloccato un El Nino potenziale nel 2014 e lasciato un’enorme massa d’acqua calda nel Pacifico centrale senza possibilità di dissipazione in superfice. Secondo gli autori, quell’acqua calda si è accumulata nel corso di due anni fino a formare un El Nino mostruoso nel 2015/16.
Come tutti sanno El Nino e La Nina sono la fase calda e fredda di un pattern di oscillazioni ricorrenti dell’Oceano Pacifico tropicale con un periodo variabile tra i due ed i sette anni. E’ uno degli eventi climatici più importanti poiché ogni fase innesca pesanti alterazioni globali nelle temperature, nei venti e nelle precipitazioni, alterando anche il normale andamento della corrente a getto.
Durante gli eventi El Nino si innesca un feedback tra le temperature superficiali calde e la direzione dei venti. In particolare i venti di bassa quota che normalmente soffiano da est a ovest lungo l’equatore (venti orientali o alisei) cominciano a soffiare nella direzione opposta.
Secondo Aaron Levine, climatologo del NOAA Pacific Marine Environmental Laboratory a Seattle, nella primavera del 2014, l’innesco di forti venti occidentali suscitarono molti mormorii tra la comunità scientifica, l’evento venne visto come il segnale di un enorme El Nino per l’inverno 2014. Ma come arrivò l’estate El Nino non si formò come tutti si aspettavano: le temperature superficiali del Pacifico Orientale non arrivarono mai a livelli tali da essere chiamato EL Nino. E piano piano i mormorii cessarono.
In seguito, nella primavera del 2015, cominciarono episodi fortissimi di venti occidentali che diventarono sempre più frequenti man mano che la stagione proseguiva e si entrava nell’estate. E seguendo il sentiero tracciato da altri grandi El Nino, quello del 2015/16 divenne il terzo più grande nella storia, insieme a quelli del 1982/83 e 1997/98.
Levine ed altri scienziati si chiesero se il blocco di El Nino del 2014 e l’evento del 2015 potessero essere correlati.
Così nel loro nuovo studio, Levine ed il collega e coautore Michael McPhaden, hanno esaminato i cambiamenti nelle temperature, nei venti e nel volume delle acque calde del Pacifico dal 2014 al 2016, utilizzando anche un preciso modello matematico per capire come i vari fattori fossero correlati.
“Mentre El Nino si sviluppa e matura verso la sua fase di picco, l’acqua calda viene allontanata dall’equatore verso le regioni polari” ha dichiarato Levine. Nel 2014, i venti orientali hanno impedito a quell’acqua di essere trasportata verso i poli. L’acqua calda è rimasta intrappolata nelle regioni centrali, fungendo da riserva per l’evento El Nino dell’anno seguente. “Una volta che i venti occidentali hanno ricominciato a spirare con forza durante la primavera-estate del 2015, El Nino si è sviluppato con tuta la sua forza.”
Guardando verso il passato, Levine e McPhaden hanno trovato meccanismi simili nel 1990. Quell’anno, i venti orientali hanno impedito la formazione di El Nino, e l’acqua intrappolata ha alimentato l’evento del 1991/92.
“E’ soddisfacente vedere che anche in soli 35 anni di dati abbiamo trovato un evento simile, che ci fa confidare che il meccanismo fisico sia corretto.” Ha detto Levine.
Mentre la ricerca di Levine mostra quali possono essere le condizioni per lo sviluppo di un El Nino forte, predire i futuri eventi è molto più difficile. Per esempio, la presenza di acque superficiali più calde può rendere più facile la formazione di El Nino, ma non può essere usata per prevedere il fenomeno con assoluta certezza.
Michelle L’Heureux, un collega del NOAA’s Center for Weather and Climate Prediction presso il College Park nel Maryland, non coinvolto nello studio, ha detto:” Le temperature superficiali e i venti sono strettamente accoppiate, significando che l’influenza di uno sull’altro è fortissima, ma certe evoluzioni sulla formazione dei venti non possono essere previste accuratamente e riservano sempre sorprese. Il Jolly in questi eventi, ovvero la ragione per cui sono fenomeni probabilistici e non possiamo dire nulla con certezza, è che parte dei fenomeni ventosi sono casuali. Possiamo prevederli con 5-7 giorni di anticipo al massimo, ma questo non ci dà alcun aiuto nella previsione dello sviluppo di un evento El Nino. C’ è sempre la possibilità che i venti occidentali che si innescano in primavera, possano bloccarsi nell’estate. E questo è quello che è successo nel 2014.”