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Nel 1861, Lord Kelvin cominciò seriamente a lavorare sul problema della datazione della Terra. Era consapevole del fatto che la Terra irradiasse calore interno e questo processo non poteva durare da sempre. Affermando che la Terra fosse infinitamente vecchia, i geologi postulavano effettivamente la non conservazione dell’energia in violazione della Prima Legge della Termodinamica su cui Kelvin si sentiva molto combattivo.
Nel diciannovesimo secolo, l’unica fonte conosciuta di calore interno per la Terra era il calore di concrezione di origine meccanica. Ragionando che la Terra, al momento della sua formazione, doveva essere completamente fusa, ma in raffreddamento da quel momento in poi, Kelvin costruì un elegantissimo modello matematico che pose vincoli sull’età della Terra basandosi solo sul gradiente geotermico misurato. Lo stesso metodo che usano oggi i medici legali per stimare l’ora della morte di un cadavere sulla base della temperatura del corpo.
Nel 1862, Kelvin pubblicò la sua analisi su un articolo intitolato “On the secular cooling of the Earth”. Arrivò a stimare l’età della Terra in circa 100 milioni di anni e non sulla base di una speculazione, ma sulla base di un preciso modello matematico ottenuto da precise misure di laboratorio.
Kelvin attaccò frontalmente Darwin. Sollevò la questione: sono in errore le misure effettuate in laboratorio ed i calcoli matematici oppure il fatto che un mare in tempesta, con possibili attriti mareali di notevole violenza, è in grado di aggredire una scogliera mille volte più velocemente del pollice al secolo stimato da Mr. Darwin?
Darwin fu devastato. Scrisse al suo mentore, Chrles Lyell, “Per l’amor del Cielo, prenditi cura delle tue dita; bruciarle gravemente, come io ho fatto, è molto spiacevole.” I geologi si ritrovarono sperduti. Non avevano alcun mezzo per ribattere ai calcoli di Lord Kelvin. Così nel giro di qualche anno, tutta la geologia cominciò ad allinearsi con le posizioni di Lord Kelvin. Tra i convertiti più influenti ci fu Archibald Geikie, presidente sia della British Association for the Advancement of Science che della Geological Society of London.
I ricercatori cominciarono a cercare le prove che confermassero i calcoli di Kelvin. Nel 1865, il geologo Samuel Haughton stimò l’età della Terra in 2300 milioni di anni, un numero ragionevolmente vicino al moderno valore di 4500 milioni di anni. Ma sotto l’influenza dell’autorità di Kelvin, nel 1878 Haughton accorciò drasticamente il suo precedente calcolo a soli 153 milioni di anni.
Una voce solitaria di dissenso fu sollevata dal biologo Thomas Huxley (1825-1895). Huxley mise in evidenza una fondamentale debolezza nel modello matematico di Kelvin: “La matematica può essere comparata ad un mulino di finissima fattura, che può macinare le granaglie a qualunque grado di finezza; ma, nondimeno, quello che ottieni dipende solo da quello che ci metti dentro.” Messa in termini moderni, l’osservazione di Huxley equivaleva a “Spazzatura dentro = Spazzatura fuori”.
Ma con l’avvicinarsi della fine del diciannovesimo secolo, la comunità scientifica stava iniziando a considerare la stima di Kelvin di 100 milioni di anni come certezza consolidata. Scrivendo sul American Journal of Science nel 1893, il geologo Warren Upham descrisse la stima dell’età della Terra di Kelvin come il più importante risultato nelle scienze naturali raggiunto nel secolo.
La stima fu definitivamente accettata per certa e sicura nel 1899 grazie al (o a causa del) fisico irlandese John Joly (1857-1933). Joly concepì un metodo “affidabile” per calcolare l’età della Terra, completamente diverso da quello utilizzato da Lord Kelvin. I calcoli di Joly erano elementari e apparentemente a prova di errore. Stimò l’età della Terra dividendo la quantità di sale totale contenuta negli oceani per il tasso con cui il sale viene portato al mare dai fiumi. Trovò che ci volevano tra gli 80 ed i 90 milioni di anni per far accumulare il sale ai livelli correnti.
Vista l’incertezza dei parametri coinvolti, l’età stimata da Joly era essenzialmente simile a quella di Kelvin. Sembrò evidente che la misura dell’età fosse conclusiva visto che differenti metodi portavano agli stessi risultati. La terra era vecchia 100 milioni di anni! Sembrava che negare questo fatto, fosse come negare, non solo l’autorità dell’establishment scientifico consolidato, ma anche le stesse leggi della natura!
Ma gli ingenui calcoli di Joly e Kelvin stavano per essere completamente messi sottosopra da un inaspettata scoperta sperimentale casuale. Nel tredicesimo secolo, la scienza moderna nacque quando i filosofi giunsero alla conclusione che la logica da sola non era sufficiente per rivelare tutti i segreti del cosmo, a dispetto di quanto possa apparire seducente. L’osservazione delle misteriose proprietà dei magneti, convinse Sir Roger Bacon ed i suoi contemporanei che la natura contenesse forze nascoste e occulte, impossibili da discernere od anticipare razionalmente, ma solo scopribili sperimentalmente.
Nel 1896, Henri Bequerel scoprì accidentalmente la radioattività, quando osservò che le lastre fotografiche rimanevano impressionate se poste vicino a certi minerali. Così nel 1904 divenne evidente che almeno una parte del calore emesso dalla Terra era dovuto ai minerali radioattivi. L’assunzione di Lord Kelvin che la Terra non contenesse alcuna sorgente di calore si rivelò sbagliata. Così, all’inizio del ventesimo secolo, non era nemmeno chiaro se la Terra si stesse riscaldando o raffreddando. I calcoli di Lord Kelvin erano precisi, ma non aveva modo di sapere dell’esistenza della radioattività.
La radioattività fornì anche un metodo preciso e rigoroso di calcolare l’età della Terra. La stima moderna correntemente accettata è di 4500 milioni di anni. La stima di 100 milioni di anni fatta nel diciannovesimo secolo, che era sembrata così certa e sicura, era completamente sbagliata, e non di un 20% o 30%, ma sbagliata di 45 volte (4500%). In retrospettiva, la ragione per cui la stima di Lord Kelvin fu confermata con metodi indipendenti, stava nel fatto che i geologi cercavano dati a supporto della stima comunemente accettata e ritenuta corretta. Il “consenso” che emerse, era il prodotto della psicologia umana, non della scienza obiettiva. La natura della scienza è tale che se la gente cerca ad ogni costo una prova per confermare una teoria, probabilmente sarà in grado di trovarla.
Comparato ai moderni modelli climatici, il modello di Kelvin era estremamente semplice e conteneva solo pochissime assunzioni. Invece i modelli di global warming sono mostruosamente complessi e contengono migliaia di assunzioni nascoste, molte delle quali sono estremamente incerte. L’assunzione più significativa, tanto pe fare un esempio, è se il vapore acqueo eserciti un feedback negativo o positivo sul riscaldamento esercitato dalla CO2. Tutti i più grandi modelli climatici assumono che ci sia un feedback positivo, esagerando qualunque possibile riscaldamento. Ma ricerche recenti suggeriscono che questo feedback possa essere negativo. Non lo sappiamo!
C’è molto che non capiamo sui cambiamenti climatici della Terra. E’ possibile che i raggi cosmici, modulati dal campo magnetico solare, raffreddino la Terra inducendo la formazione di nuvole. Non sappiamo perché le Ere Glaciali si interrompono in maniera così spettacolare ed improvvisa. Una volta iniziate dovrebbero andare avanti indefinitivamente, poiché il raffreddamento è rinforzato da un lunga serie di feedback positivi.
Dovremmo essere abbastanza intelligenti da riconoscere quello che non sappiamo. La Scienza non è mai certa. Bisogna tenere a mente l’ammonimento di Seneca: “La natura non rivela i suoi misteri tutti in una volta: noi ci crediamo degli iniziati, e invece siamo fermi nel vestibolo della natura; la conoscenza dei suoi segreti non si apre a tutti indistintamente, è al sicuro nella parte più interna del santuario; ne vedrà qualcosa la nostra generazione, qualcos'altro quella che verrà dopo di noi.”
Non c’è mai stato un tempo come questo in cui il bisogno di conoscere i limiti della conoscenza scientifica è così intenso o le ramificazioni dell’ignoranza così pericolose. Quelli che ignorano la storia ripeteranno gli stessi errori.