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Un team di ricercatori inglesi ha portato nuova luce sul clima della Piccola Era Glaciale e rinvigorito il dibattito sul ruolo del sole nei cambiamenti climatici. Il nuovo studio, che ha comportato l’esame dettagliato di alcuni giacimenti di torba in Sud America, indica che i momenti più estremi della PEG non furono sentiti solo in Europa ed in Nord America, come già noto, ma a livello globale.
Gli scettici del riscaldamento antropomorfico e i non scettici hanno dibattuto a lungo se la PEG fosse globale oppure no e su quanta influenza il sole abbia avuto allora, come nelle recenti decadi. Il presente studio aiuta a chiarire questo dibattito.
Il team di ricercatori, proveniente dalle Università di Gloucestershire, Aberdeen e Plymouth, ha condotto degli studi sul clima passato attraverso l’esame delle torbiere vicino Ushuaia nella Terra del Fuoco. Due principali tecniche sono state usate per ricostruire il clima passato degli ultimi 3000 anni: a piccoli intervalli, lungo una carota di torba, è stato esaminato il grado di decomposizione, che è strettamente legato al clima, e la matrice della torba, al fine di rivelare i cambiamenti delle differenti piante che sono cresciute nella torbiera.
I dati raccolti mostrano che le fasi di freddo più estremo della PEG, a metà del quindicesimo secolo e all’inizio del diciottesimo, furono sincrone in Europa ed in Sud America con un’unica lampante differenza: mentre in Europa occidentale fu molto più umido, nella Terra del Fuoco il clima fu molto più secco.
Questi periodi estremi coincisero con periodi in cui il sole fu inusualmente quieto. Nel tardo diciassettesimo secolo, fino a metà del diciottesimo, le macchie solari apparvero raramente, anche meno che durante i recenti freddissimi inverni europei, che altri scienziati inglesi hanno attribuito al sole relativamente tranquillo.
Il Professor Frank Chambers, a capo del “Centro per i Cambiamenti Climatici” dell’Università di Glouchestershire, che ha guidato la ricerca, ha detto:
“I nostri dati mostrano che le fasi più estreme della PEG occorsero nello stesso periodo sia nell’emisfero boreale che australe. Questi episodi estremi furono globali.”
“Sembra che la quiescenza del sole è stata responsabile delle fasi più estreme della PEG, implicando che la variabilità solare gioca un ruolo significativo nei cambiamenti climatici. Un cambiamento nell’attività solare, per esempio, può aver contribuito all’innalzamento globale delle temperature nella prima metà del XX secolo, dopo la fine della PEG. Comunque la variabilità solare non può spiegare da sola l’innalzamento delle temperature nelle ultime tre decadi del XX secolo, che l’IPCC attribuisce ad un incremento dei gas serra.”
Il Professor Chambers conclude: “ Devo precisare che la nostra ricerca riguarda solo il periodo da 3000 anni fa fino alla fine della PEG. Questo è il periodo in cui la ricerca si è focalizzata. Comunque, alla luce degli effetti causati dai “grand solar minima” sul clima passato, si può speculare sul fatto che la corrente “Pausa” del Global Warming, può essere attribuita, almeno in parte, all’effetto della ridotta attività solare.”