Qualche mese fa, precisamente nel dicembre 2013, un ingegnere di nome Dan Pangburn ha pubblicato uno splendido articolo su un modello climatico semplice e spettacolare.
Perché spettacolare?
Perché questo modello, il cui unico scopo è ricostruire e prevedere le temperature medie globali, si basa unicamente sugli indici di oscillazioni di temperatura oceaniche la AMO (Atlantic Multi-decadal Oscillation), la PDO (Pacific Decadal Oscillation) e la ENSO 3.4 (El Nino Southern Oscillation nella zona 3 e 4) e sulla forza dell’attività solare calcolata attraverso la media del numero giornaliero di macchie solari.
L’idea è che la forza più grande che guida il clima terrestre è il sole, e la sua energia influisce sulle temperature terrestri attraverso la ridistribuzione del calore prodotta dalle oscillazioni di temperatura oceaniche.
Lo studio di Pangburn è un’analisi relazionale tra i vari indici suddetti che, se combinati con i giusti fattori, portano ad un modello previsionale molto solido.
Nel modello, oltre i parametri già menzionati, è stato inserito anche l’effetto della CO2, ma con scarsi risultati, nel senso che , la sua presenza risulta pressoché ininfluente ai fini della determinazione della temperatura media globale.

Ed ecco il grafico prodotto dall'analisi:

In nero sono riportate le anomalie di temperatura globali, mentre in rosso le anomalie calcolate sulla base di questo modello. L'accordo è talmente buono che si riesce a capire facilmente perché la CO2 non giochi alcun ruolo.

Molto interessanti sono le due linee tratteggiate in verde e viola. Quella verde rappresenta l'anomalia di temperatura prevista nell'ipotesi che il sole abbia un'atività simile a quella media tra il 1925 ed il 1941. Quella viola stessa cosa ma nell'ipotesi che il sole rimanga inattivo. 

Come si può notare, comunque vada, le temperature globali sono previste in picchiata!